Clotilde ha incontrato il mare per la prima volta. Piccola e curiosa, ha spalancato gli occhi davanti a quell’azzurro infinito che sembra una carezza senza fine. Le onde le hanno parlato piano, come una ninna nanna antica, mentre il vento le accarezzava i capelli sottili e il profumo di salsedine si mescolava al dolce odore della sua pelle di latte.
Tra le braccia di chi la ama, ha assaggiato l’estate con un sorriso timido, affondando i piedini nella sabbia fresca, come fosse un segreto appena svelato. Ogni goccia d’acqua che le sfiorava la pelle era una sorpresa, un piccolo gioco capace di accendere i suoi occhi di stupore.
Ma il primo mare di Clotilde non è solo suo. È lo stesso primo mare di ogni bambino: un luogo fatto di scoperte e risate, di cieli infiniti e abbracci caldi, di sabbia che scivola tra le dita e conchiglie che sembrano tesori. Ogni volta che un bimbo vede il mare per la prima volta, quel momento si aggiunge a tutti gli altri, perché il mare non ha stagione, non ha tempo. È sempre lì, uguale e diverso, ad aspettare.
E così questo primo mare diventa un racconto corale: quello di Ruggero, di Camilla, e di ogni bambino che, davanti a quell’orizzonte senza confini, impara che la meraviglia non finisce mai. Il mare, eterno e paziente, custodisce tutti i nostri inizi, trasformandoli in ricordi che sanno di sole, di vento e di sogni.
Il primo mare di Clotilde è solo il capitolo iniziale di una lunga storia d’amore con l’estate, scritta nella lingua dolcissima della meraviglia. Perché il mare, in fondo, è un po’ come l’infanzia: un posto dove tutto sembra possibile e ogni scoperta è una piccola magia.





